Fp Cgil: “Carcere di Villa Andreino in condizioni fatiscenti, si corra ai ripari”

MarcoFP-CGIL

Ieri, 16 gennaio 2024 una delegazione della Fp Cgil, composta dalla Segretaria Provinciale Letizia Verni e dal Coordinatore Regionale Fp Cgil Polizia Penitenziaria Salvatore Tutino, ha effettuato un sopralluogo nel carcere di Villa Andreino e ha avuto un incontro con la Direttrice, la Dottoressa Maria Cristina Bigi.

Dichiarano i sindacalisti: “Ancora una volta dobbiamo rilevare che la carenza strutturale del carcere è grave e permane. I lavori di ristrutturazione eseguiti fino a questo momento, e non ancora ultimati, hanno provocato la chiusura di alcune sezioni, chiusura che non è stata seguita da nessun provvedimento di sfollamento e che costringe a convivere 170 detenuti in uno spazio che ne potrebbe ospitare circa 100. Celle che dovrebbero ospitare al massimo 4 detenuti ne ospitano fino a 6; celle che dovrebbero essere adibite all’accoglienza ( passaggio delicato del detenuto dallo stato di libertà a quello di reclusione) sono in realtà utilizzate per ospitare detenuti difficili con problemi comportamentali; gli spazi di socializzazione versano in completo degrado e sono senza arredi adeguati; c’è uno spazio biblioteca e attività educative dove il tavolo è tenuto in piedi grazie al sostegno di libri; ci sono plafoniere rotte e vige la totale mancanza della segnaletica per le emergenze. A questo aggiungiamo che i Poliziotti penitenziari devono presidiare aree del carcere in cui non esistono videocamere di controllo e monitor di sorveglianza, in spazi privi di dispositivi di allarme ( perché “temporaneamente” fuori uso), in spazi in cui le aperture delle porte dipendono da dispositivi elettronici a distanza malfunzionanti.”

Concludono Verni e Tutino: “Eppure, nonostante una situazione così difficile e frustrante, ciascun poliziotto saluta e conosce ogni detenuto, ascolta ogni richiesta, la Comandante e la Direttrice si rendono disponibili ad accogliere ogni sollecitazione ripetendosi la frase: “Questo è il nostro lavoro”. Un lavoro fatto non solo di ordine e restrizioni, ma anche di ascolto e rieducazione, perché è esattamente a questo che il carcere dovrebbe servire: non solo a punire, ma a rieducare ciascun detenuto affinché possa rientrare nella società. E allora chiediamo ancora una volta al Provveditore e ai politici del nostro territorio se non sia arrivata l’ora per porre una seria attenzione alla situazione di Villa Andreino, per trovare soluzioni efficaci ed efficienti nel rispetto di tutti coloro che “abitano” il carcere e per tutta la società che è fuori e che si aspetta che il carcere sia ciò che deve essere perché, come scriveva Dostoevskij, “il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni”.”