Il futuro della nautica nel territorio spezzino: le proposte della CGIL per il Miglio Blu

MarcoFILCTEM-CGIL, FILLEA-CGIL, FIOM-CGIL, FP-CGIL, Segreteria

IL FUTURO DELLA NAUTICA NEL TERRITORIO SPEZZINO. Le nostre proposte per il progetto “Miglio Blu”

a cura di CGIL, Fiom, Filllea, Funzione Pubblica e Filctem della Spezia

Premessa

Scegliere di ripensare l’economia del territorio spezzino, costruendo un nuovo modello industriale e produttivo più variegato e differenziato, rispetto a ciò che avevamo creato dal dopoguerra fino a metà degli anni 80, è stata una decisione strategica che a distanza di anni ha dato, e potrà dare, risultati importanti.
Mettere a fattore comune risorse, fare sinergia, utilizzare al meglio le infrastrutture, potenziandole e modernizzare le reti, sono scelte lungimiranti, che pur tra mille difficoltà hanno permesso e permetteranno a molte realtà produttive di sopravvivere e qualificarsi, nonostante un luogo periodo di stagnazione e recessione economica abbia aggredito e stia aggredendo il Paese.
Il nostro territorio, grazie alla sua posizione, ad un Golfo dalle caratteristiche geografiche uniche e ad un terminal portuale efficiente e fondamentale per il trasporto, le lavorazioni e lo smistamento delle merci nelle tratte del nord-ovest, è riuscito a qualificarsi nell’industria navale e nautica, soppiantando le vecchie costruzioni navali mercantili e i cantieri di demolizione navale. Anche la presenza della Marina Militare con tutte le sue realtà, a partire dall’Arsenale, ha permesso lo sviluppo dell’Industria della difesa e delle sue filiere, della carpenteria meccanica navale e dalla meccanica di precisione.
Un bel passo in avanti, in termini di qualità delle lavorazioni, capacità professionali, valore dei prodotti costruiti che può e deve essere sfruttato al meglio. Ma compiere un ulteriore salto di qualità oggi servono nuove idee, spirito imprenditoriale, risorse e contrattazione di qualità con le parti sociali.

Le Potenzialità

La firma del Protocollo del Miglio Blu rimette al centro del dibattito pubblico il futuro della nautica da diporto e può e deve diventare un’occasione in cui tutti gli interpreti del territorio pensano e pianificano il definitivo salto di qualità della nautica locale, facendo della Spezia l’eccellenza del settore.
Partiamo da una posizione di netto vantaggio e possiamo tranquillamente aspirare a diventare la capitale degli yacht di lusso sopra i 25 metri.
Nel territorio, infatti, esistono realtà della cantieristica di assoluto livello mondiale:

– San Lorenzo, presente praticamente in tutti i segmenti del settore attraverso una produzione in gran parte eseguita tra La Spezia ed Ameglia;

– Perini Navi, primatista mondiale nel segmento di nicchia delle imbarcazioni a vela;

– Cantieri Baglietto, tra i primi dodici produttori mondiali secondo la classifica di New Order Book;

– Gruppo Ferretti con il brand Riva, leader mondiale nel settore della nautica di lusso con i suoi marchi, oggi alle prese con una importante ristrutturazione del cantiere con ingenti investimenti;

– Gruppo Antonini, che con il recente lancio del brand “Antonini navi” collegato ad un investimento di oltre 10 Mln di euro, realizzerà imbarcazioni di alta gamma e yacht full custom sino a 70 metri di lunghezza, nonché una linea yacht tra i 30 e 50 in collaborazione con un noto designer del territorio.

Lungo la linea di costa che dalla città volge verso Lerici sviluppiamo una capacità produttiva di notevole qualità, sia in termini di lunghezza di scafo delle imbarcazioni che in termini di sviluppo di nuovi progetti e commesse con importanti ricadute occupazionali.

Problematiche

Le potenzialità ad oggi espresse scontano alcuni limiti. La filiera della nautica, infatti, non si esaurisce con la consegna della barca al cliente, ma prosegue con il servizio di assistenza post vendita, con le attività di refitting, con la formazione degli equipaggi e con i posti barca. Attività attualmente poco sviluppate.
È su questi aspetti che dobbiamo giocare la partita per il futuro e la competitività del settore.
È necessario realizzare una forte azione di consolidamento dell’indotto per eliminare le criticità come la deregolamentazione, lo sfruttamento, la carente qualità professionale del sistema degli appalti e dei subappalti e lo scarso controllo riguardo all’applicazione delle misure di prevenzione e sicurezza sulla filiera produttiva. Filiera che, anche a causa di una diffusa parcellizzazione, sconta una notevole debolezza contrattuale ed una forte subalternità alle aziende committenti. Tale caratteristica a sua volta determina situazioni economiche precarie che hanno dirette conseguenze anche sulle condizioni di lavoro (non raramente, ad esempio, i lavoratori delle ditte degli appalti sono costretti a consumare i propri pasti seduti ai bordi delle strade perché privati di servizi e spazi essenziali a loro dedicati. Un’immagine che stride nettamente con una produzione che è emblema del lusso).

Proposte

Immaginare un futuro nel nostro Golfo con lavorazioni di qualità per consolidare realtà già esistenti, attrarre nuovi investimenti, inserire nuove realtà produttive e costruire un indotto altamente qualificato al servizio delle stesse, non è un’utopia, ma un’opportunità che possiamo costruire.
Il post vendita e il refitting hanno bisogno di spazi e professionalità mirate.
Per questo è necessario predisporre percorsi formativi mirati sul territorio a partire dall’esistente: l’istituto nautico, l’istituto tecnico superiore (ITS), l’istituto alberghiero, il polo universitario con i suoi corsi di laurea specifici per la nautica.
A nostro parere è necessaria la creazione di una “scuola allievi della nautica”, che dia risposta all’esigenza di professionalità che il settore richiede, anche mutuando l’esperienza della San Lorenzo Academy. All’interno di questi percorsi formativi, oltre ai tradizionali moduli di stage e formazione professionale, riteniamo importante creare veri e propri periodi di affiancamento degli studenti con lavoratrici e lavoratori del settore che hanno acquisito negli anni, sul campo, un’alta professionalità (ad esempio dobbiamo salvaguardare e tramandare la grande tradizione artigiana dei maestri d’ascia e di altre figure professionali ad oggi ancora presenti all’interno dell’Arsenale Militare).
Le aree di costa sono tutte occupate e dedicate quasi esclusivamente alla produzione, quindi rimarrebbero a disposizione soltanto alcune piccole aree immediatamente a ridosso dei cantieri.
Una grossa opportunità, da tempo discussa, sarebbe utilizzare al meglio i bacini e le banchine dell’Arsenale Militare, che risolverebbero anche il problema delle attività post vendita chiudendo il ciclo della filiera della nautica, in particolare per gli yacht di grosse dimensioni. Affinché questo avvenga è necessaria una ristrutturazione delle infrastrutture da parte del pubblico, anche con un’eventuale compartecipazione privata. Le aziende, consorziate a tale scopo, potrebbero utilizzare questi spazi con specifiche convenzioni a costi calmierati. Sarebbe necessaria anche una semplificazione delle procedure burocratiche per permettere alle aziende di utilizzare le aree anche per i suddetti percorsi formativi della scuola “allievi della nautica”.
Un’ulteriore opportunità è rappresentata dagli spazi “delle ex casermette” che, unitamente alla darsena già esistente, potrebbero diventare le aree dedicate ai servizi di post vendita e attività di refitting per le imbarcazioni medio piccole.
Ciò favorirebbe il consolidarsi di tante realtà a carattere artigianale che avrebbero da una tale struttura ossigeno economico e lavoro. Sarebbe auspicabile che sul territorio nascesse un consorzio di artigiani per la produzione di arredamento nautico: la cittadella dell’arredamento nautico. Ad oggi molti cantieri, per questa tipologia di allestimento, si rivolgono ad aziende di territori limitrofi.
Un progetto interessante potrebbe riguardare la progettazione, lo sviluppo, la sperimentazione e la successiva produzione di motori navali a GPL o ad idrogeno di futura generazione da svilupparsi nell’attuale area Enel. I partner da coinvolgere sarebbero realtà industriali e produttive già presenti sul territorio come Eni o Rina, che già da alcuni anni sviluppano ricerche su questa tipologia di trazione; MTU, leader mondiale nella costruzione di motori marini, presente con attività di assistenza e service nella sede di Arcola; ed altre imprese della nautica presenti sul territorio, con il contributo del distretto delle tecnologie marine.
Per quello che concerne le attività post vendita attualmente le imbarcazioni sopra i 40mt stazionano nei porti spagnoli. Queste attività garantiscono un ritorno economico annuo quantificabile in 5 milioni di euro per imbarcazione più le ricadute economiche date dalla presenza degli equipaggi nel territorio, relative alle spese per soggiorno, vitto e spese varie.
Ormeggiare un congruo numero di Yacht nell’area dei bacini significherebbe quindi portare sul territorio ingenti quantità di risorse economiche, dando nuovo impulso alle attività commerciali e turistiche gravemente colpite dall e-commerce e dalla crisi sanitaria. Questa presenza potrebbe anche attrarre prestigiose attività commerciali legate al settore della nautica.
La permanenza delle imbarcazioni sul territorio permetterebbe quindi di destagionalizzare l’offerta alberghiera dando stabilità occupazionale alle lavoratrici e ai lavoratori del settore. C’è quindi la necessità di creare nuove strutture ricettive e rimodernare quelle esistenti, anche per accogliere convegni e attività formative specifiche per il settore della nautica. Perché ciò si realizzi è necessario utilizzare, riqualificandoli, edifici e aree attualmente non utilizzati dalla Marina Militare anche attraverso un consorzio partecipato dalle maggiori realtà della cantieristica locale.
Dal punto di vista economico e finanziario le risorse necessarie a realizzare le proposte sin qui descritte possono essere reperite attingendo dai fondi europei e governativi, come ad esempio i fondi stanziati per le aree di crisi complessa e non complessa, di competenza regionale.
Cna, Confartigianato e Confindustria potrebbero promuovere, assieme alle istituzioni Locali, la creazione di consorzi di gestione o associazioni temporanee di impresa, atte alla gestione delle suddette aree ricercando accordi sindacali con Cgil, Cisl, Uil in ambito territoriale per la piena applicazione dei contratti di lavoro nazionali e territoriali e per la formazione professionale.
Ciò sarebbe propedeutico anche allo sviluppo delle PMI che diventerebbero maggiormente competitive anche nell’aggiudicazione de-gli appalti.
S’impone uno scatto culturale, anche della piccola media impresa, che deve accettare la sfida della competitività legata alla qualità del prodotto e al maggior valore aggiunto, piuttosto che rincorrere la riduzione dei costi fissi, quasi sempre pagata dai lavoratori dipendenti in termini di evasione contributiva e retribuzione di basso livello, con la frequente violazione dei CCNL e delle leggi in materia di dispositivi di sicurezza. La crescita di un indotto qualificato è strategica per l’affermazione delle realtà produttive del territorio.