Stagionali, sindacati: “I giovani cercano contratti regolari”

MarcoFILCAMS-CGIL

“I giovani hanno voglia di lavorare e vogliono progettare il loro futuro, basta con questa visione caricaturale ed irrispettosa del giovane che non vuole sacrificarsi- così Giorgia Vallone, Filcams Cgil, Mirko Talamone, Fisascat Cisl e Marco Calegari, Uiltucs- ogni anno, non appena arriva la stagione turistica, parte il refrain che non si trovano lavoratori stagionali e che il reddito di cittadinanza offre l’alibi per non lavorare. Niente di più sbagliato: innanzi tutto ci chiediamo quali siano i dati oggettivi che confermano queste tesi, visto che nessuno mai li rende noti; e poi non si possono mettere i discussione gli ammortizzatori sociali, che rappresentano un sostegno reale per chi ha bisogno; anzi, la Naspi per i lavoratori stagionali andrebbe rafforzata. Inoltre, la pandemia nel 2020 e nel 2021 ha spostato i lavoratori stagionali del turismo ad altri settori.”

Puntualizzano i sindacalisti: “Siamo così sicuri che i giovani rifiutino lavori ben retribuiti e contratti regolari? Il settore del turismo, al contrario, offre situazioni e contratti che definire precari è un eufemismo: falsi part time, straordinari non pagati, addirittura rapporti in nero. E’ tutto questo che molti giovani semmai rifiutano, una stagionalità che non offre stabilità e percorsi di futuro lavorativo.”

Concludono Vallone, Talamone, e Calagari: “Come sindacati abbiamo firmato un protocollo con la Regione per spostare ad otto mesi la durata della stagionalità. L’industria del turismo deve ragionare di qualità occupazionale, applicando i contratti nazionali sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil, ed in prospettiva, verso una destagionalizzazione che non può essere solo un ritornello che sentiamo ogni anno, ma un progetto che ha bisogno di investimenti in nuove strutture, diversificazione delle offerte e marketing territoriale. Un turismo che deve durare 12 mesi l’anno ed offrire così posti stabili e possibilità di crescita alle ragazze ed ai ragazzi che intendono lavorare in questo settore. Accanto a questo, bisogna attivare dei percorsi di formazione per qualificare sempre di più l’offerta professionale per competere in qualità dei servizi con gli altri mercati turistici europei”